Workshop… questo termine mi ha sempre affascinato, forse più per la sua sonorità che per il suo significato, che in realtà mi è ancora oscuro… lavoro-negozio? Laboratorio?  Se si digita workshop su google translate da come significato “officina”… io lo traduco più come un’esperienza, che deve essere vissuta per poterne comprendere a pieno il significato.
La bellissima Villa Frova ne è stata la cornice, alla quale hanno partecipato operatori, genitori e bambini, mariti giocosi, nonne instancabili, volontari di cuore… senza di loro nulla sarebbe stato possibile!
Dimenticavo… c’era pure una giornata soleggiata da maniche corte (nonne apprensive permettendo… eheh!).

villa frova

Naturalmente i miei amici Iolanda ed Alessandro arrivano prima di me, (cari, lo sapete che io ho sempre il quarto d’ora di ritardo accademico!) anche Serena, un’educatrice di un nido con borsoni e tante idee per far giocare i bambini è già lì che mi aspetta, e io mi sento carica, carica e un po’ insicura, proprio perchè per me è un’esperienza nuova. Non è uno dei soliti incontri Guardaconilcuore, oggi c’è una scaletta, un orario da seguire, tempi da gestire.
Ma vicino ho la mia guru Sabrina, arrivata da Bologna, che con la sua esperienza, i suoi occhi profondi e il suo caldo sorriso, mi rassicura.

laboratori bambini

Arrivano i genitori, volti conosciuti e tanti altri no, anche se non abitano così lontano da me, e questo mi riempie d’orgoglio, perchè Guardaconilcuore porta avanti un pensiero che è quello di sensibilizzare la comunità e abbattere lo stereotipo legato alla persona con sdD, ma soprattutto di considerare la persona diversabile come abile in maniera diversa, e con diversabile intendo differenti tipi di patologie e condizioni genetiche. Per questo motivo punto che agli incontri non siano presenti solo famiglie che vivono la sdD, ma famiglie con bambini che hanno difficoltà differenti, insieme a famiglie “normodotate” che vogliono far conoscere ai propri figli una realtà che troppo spesso è sconosciuta e temuta. Confrontandosi, possono vedere sè stessi e i propri figli utilizzando altre prospettive, non perchè dicano “meno male che non è capitato a me un figlio diversabile”, ma perchè si rendano conto che ogni bambino è diverso, ed è giusto rispettarne la peculiarità.
Il fondatore della pratica psicomotoria B. Aucouturier dice:

“Credo “nel” e “al” bambino, nella sua originalità di essere, che è il carattere essenziale primario della sua evoluzione”.

 giochi al parco

I bambini penso se la siano spassata, a pasticciare con la montagna di attività che Serena aveva proposto…

laboratori bambini

laboratori bambini

laboratori bambini

…. e soprattutto quando gli è stato proposto di uscire a giocare fuori, nel parco della Villa (ancora un po’ incolto, ma queste sono cose che i bambini nemmeno notano)!

giochi al parco

giochi al parco

giochi al parco

giochi al parco

giochi al parco

giorgia

giochi al parco

E noi genitori? Posso dire che in realtà il mattino non ce la siamo spassata, perchè il film che abbiamo visto ci ha fatto sì ridere, ma soprattutto emozionare, fino alle lacrime, per quanti temi sulla genitorialità fossero stati toccati. L’incredibile vita di Timothy Green è un film pieno di amore, di dubbi, di errori da neo mamma e papà, di voglia di migliorare, di sogni, che porta ognuno di noi a fare un profondo esame di coscienza.

workshop genitorialetà

Il dibattito che ne è scaturito ha in effetti dimostrato quanto questo film avesse toccato le nostre corde più intime…

sabrina ed elena

elena

Ed Elena, si proprio Elena, che ha voluto esserci oggi insieme alla sua amica Sabrina, ha commentato questo film così:

“Questo film parla di diversità sotto tanti aspetti, e di rispetto per quello che si è”

Sapendo che i bambini erano sistemati per il pranzo ogni genitore aveva modo di parlare, riflettere, immedesimarsi e confrontarsi con gli altri. A dirla tutta, anche se la fame c’era, nessuno diceva di volere scendere a mangiare, tanto era costruttivo ciò che stava avvenendo!

laboratori bambini

laboratori bambini

laboratori bambini

E da qui in poi… emozioni! Vissute non solo con la propria famiglia, ma anche con gli altri genitori, e i loro figli… e mentre scelgo le foto rivedere tutti questi sorrisi sinceri, mi fa pensare a quanto poco si sta, una volta che si è in un ambiente accogliente e “protetto”, ad aprirsi (o chiudersi!) e parlare di sè.

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

sabrina

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

Non è facile procedere ad occhi chiusi, lasciarsi guidare da qualcuno che nemmeno si conosce, percepire il vero significato che sta dietro al dare fiducia...
E si può capire cosa si prova a farsi toccare da mani altrettanto sconosciute, che ci fanno muovere a loro comando, ci fanno fare ciò che loro vogliono… ci si può completamente abbandonare, e trovare piacevole questo inaspettato contatto, ma può anche risultare un contatto inadeguato, non voluto, forzato, che magari assecondiamo perchè ormai siamo lì, insieme a tutti e pare brutto dire di no…
Quante volte non siamo capaci di dire NO?
E quante volte imponiamo qualcosa al nostro bambino che quel NO lo vorrebbe davvero urlare, ma per buona educazione, si tiene dentro?

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

Dare fiducia… reciprocamente…

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

 

workshop genitorialetà

 

workshop genitorialetà

workshop genitorialetà

Dopo il primo gruppo è toccato a noi. Emma era letteralmente cotta. Mi ha portato le scarpe una decina di volte, accompagnando questo gesto alle parole “mamma… basta… a casa!” e visto che io le rilanciavo nell’angolo lei, con occhi imploranti mi prendeva il viso tra le mani, indicava ciò che accadeva al centro della stanza, e di nuovo “questo… basta mamma!” Al decimo tentativo ha riproposto la strategia alla nonna.
Di sicuro questo non era il contesto adatto per assecondarla a causa dell’impegno preso per la giornata, ma mi ha fatto riflettere su cosa significhi ascoltare i nostri figli, in situazioni di disagio… siano essi con 46 o 47 cromosomi. E di come li lasciamo agire in maniera costruttiva o siamo noi ad agirli…

Qualsiasi cosa vi abbia scaturito questa giornata, spero sia ancora lì, in movimento, un po’ come il pulviscolo che si intravede quando i raggi di sole entrano in una stanza.
E spero che il suo movimento vi porti tanti quesiti e riflessioni costruttive… ci vediamo fra 18 giorni!