Qual’è il rapporto tra apprendimento ed emozioni?

Conosco bene la difficoltà di agganciare quel determinato bambino, con quel particolare canale, solo a lui dedicato. Lo vedo durante le mie sedute di psicomotricità. In 4 differenti scuole dell’infanzia.
Ho in mente quei numerosi bambini ritenuti difficili.
Sono bambini che perdurano nel movimento, invasi da immagini che non lasciano posto al piacere di pensare, incapaci di essere riconosciuti in un ruolo positivo proprio per queste caratteristiche che, è vero, disturbano noi adulti.
Ci disturbano perchè non sappiamo come farli progredire.
Aiutarli implica un grande consumo di energie, e ricerca di strategie, che possono per dieci volte fallire e solo una volta andare a buon fine. Ma quando quel canale si mostra, quando riesci ad agganciarlo veramente, non solo lo sguardo dei suoi occhi si trasforma, si trasforma tutto il tono del bambino. Per essere più specifici si trasforma la sua tonicità, che è il tono in relazione. E’ come se, stupito, ti dicesse:
“ma allora tu mi vedi!”
Il sorriso si illumina e senti quasi palpabile un’energia che è riconoscenza per quella comprensione. Quei momenti, a volte brevissimi,  donano una carica esplosiva, che a me piace descrivere con un “mi sento una rock star!

“Perchè sì, io ti vedo, ti ho capito, sono entrata nel tuo mondo, l’ho tradotto per te, e ti ho dato la risposta giusta per farti stare bene, anche solo per un momento. Ma fidati, sto facendo di tutto per scollarti da quell’immagine di bambino negato.”

Daniela Lucangeli, docente di psicologia all’Università di Padova e membro dell’Accademia Internazionale delle Scienze, nelle sue video lezioni parla di tutto ciò. Parla di apprendimento, di relazione, di emozioni positive e negative, collegate tra loro nel quotidiano del bambino.

Non c’è nessun atto della vita mentale in cui non sentiamo emozioni. Queste emozioni hanno un potere fortissimo, aumentano il battito cardiaco, la sudorazione, modificano il colore della pelle, il timbro della voce, fanno sudare le mani. Il cervello in millesimi di secondi, per una goccia di emozione, attiva un sistema di reazione potentissimo. Questo meccanismo avviene sempre accanto a tutti gli altri, come quello con cui apprendiamo e ragioniamo. Ma se mentre io apprendo ad eseguire un calcolo complesso sperimento paura, come metto in memoria le strategie di calcolo metto anche in memoria, non volontaria, l’emozione che ho percepito.

Quando riprendo quell’apprendimento riprendo sia la strategia immagazzinata sia  l’emozione con cui l’ho messa e stabilizzo al calcolo, la paura. Si genera perciò un corto circuito, portando le emozioni negative ad indebolire il meccanismo di apprendimento.

Cos’è il warm cognition (apprendimento caldo)?

Se noi rovesciassimo il meccanismo appena descritto,  comprenderemmo la funzione delle emozioni positive dell’apprendere, accompagnando l’apprendimento con curiosita, interesse, allegria, piacere di riuscita, e non ansia, paura, preoccupazione, sensazione di incompetenza.

Quanto è importante il sorriso in una relazione insegnante-alunno?

L’importanza del sorriso è nota, la sua comparsa parla dell’intelligenza sociale che si inizia a sviluppare intorno al 3° mese di vita del bambino. Il sorriso è un meccanismo immediato di comprensione dell’altro, capisco che tu sei qui con me. Se l’insegnante chiede al bambino di aprire la propria mente durante un difficile appendimento non lo può fare guardando le fotocopie o la lavagna, ma guardandolo negli occhi e incoraggiandolo, sorridendo. Il sorriso ha un potere comunicativo immediato di alleanza.

Mettete pausa alla playlist musicale a fondo pagina per ascoltare il video.

In questo breve video la professoressa parla dei tracciati delle onde di risposta: basta un momento di gioia per avere un’onda alta, breve e intensa, al contrario se abbiamo ansia le onde saranno lunghe e di bassa intensità.

Ripensando al mio lavoro, sono felice di avere molti più picchi brevi e intensi piuttosto di onde lunghe e di bassa intensità. Perciò… grazie Emma per avermi illuminato la strada su ciò che volevo fare da grande!