Ieri notte Emma si lamentava nel sonno, l’ho coccolata un po’, e mi sono rimessa a letto.
Come spesso accade quando mi alzo di notte, non riesco a  riaddormentarmi subito.
La mente è subito volata a domani, al Grande Giorno, io che in qualche modo convoglierò le emozioni di 60 adulti. Verso dove?
Verso dove ognuno di loro vorrà arrivare.
Ho ripensato agli incontri, sguardi, parole che hanno colorato questi giorni così intensi.
A come certi avvenimenti si sono perfettamente incastrati;
all’apparire di fronte a me della persona alla quale volevo chiedere un favore;
al domandare e subito ottenere la risposta giusta;
al sentirmi dire “mi manchi già anche se ancora non ci conosciamo“;
al dedicare tempo, anche se di corsa, a chi sai che quel tempo farà sbocciare qualcosa di enormemente importante;
al rivivere le emozioni del gruppo genitori degli anni passati, soltanto chiudendo gli occhi;
al far cambiare punto di vista ad un caro amico non così duttile;
al “credo tu sia una persona fuori dal comune” dettomi da chi ci accoglierà con una cura che mi ha conquistato;
al  sentirmi parte di…
Lì, nel mio letto, al buio, mi sono chiesta :”ti senti una persona fuori dal comune? Puoi forse risultare spocchiosa, o saccente, o colei che dispensa consigli senza realmente com-prendere la persona che ha di fronte?
Ci ho pensato profondamente, perchè questa mia propensione all’insight  cerco di allenarla negli anni.
La risposta la so, e può risultare stonata, per alcuni.
Appena nata Emma, ho letto chilometri di notizie nel web sulla sindrome di Down. Pareri discordanti su come quel cromosoma in più fosse un dono di Dio o su come invece il figlio fosse un dono, e la trisomia 21 no.
Ebbene, parlo per me, non per mia figlia nata con questa condizione genetica.

Parlo per me non solo per esprimere un parere personale, ma per far capire cosa è capitato alla mia persona.
La sindrome di Down mi ha fatto bene. Tanto bene.
Mi ha ridotto in pezzi e mi ha ricostruito, in una forma che non credevo possibile, anzi, concepibile.
Una volta un interessantissima persona mi disse “questo immenso cambiamento, che TU ti sei concessa di vivere, ha fatto si che risvegliasse in te Energia, non l’Energia come siamo abituati a concepirla, ma l’Energia che è parte dell’universo, e di cui noi siamo parte. Tu sei un canale aperto, e fa sì che le persone ti presentino il meglio di se stesse, ovunque tu vada. Ricorda, l’effetto che hai sulle persone è il miglior dono che tu possa lasciare.

Ciò che sono è il risultato di questo enorme cambiamento epocale capitato alla mia famiglia, ho scavato nella mia personalità, custodito quel necessario dolore, tolto maschere e corazze, e compreso che “la vita non accate a te, la vita accade per te (cit.)“.

Domani, di fronte alla scelta se agire con paura o con amore, sceglierò di non aver paura.

Dicono che un fiume prima di gettarsi in mare prova un tremito di paura.
Si volta indietro e vede in un colpo d’occhio tutta la sua camminata: i picchi, le montagne.
Il lungo cammino sinuoso attraverso la foresta, i villaggi, e vede davanti a sé un oceano tanto grande che entrarvi non rappresenta altro che scomparire per sempre.
Ma non c’è alternativa.
Il fiume non può più tornare indietro.
Deve rischiare ed entrare nell’ oceano.
Ed è solo quando entra nell’oceano che la paura scompare, solo allora si rende conto che non si tratta di scomparire nell’oceano ma di diventare oceano: da un lato è scomparire, dall’altro è rinascere.
Così è la vita: non si può più tornare indietro, ma solamente andare avanti ed avere il coraggio di diventare oceano!

ricordando che

“non sei una goccia nell’oceano, sei l’intero oceano, in una goccia. (Rumi)