Ieri parlavo con la mia amica Ashley di come a volte ci si senta impotenti nei confonti delle prove che la vita ci mette davanti.
Di come si vorrebbe fare di più, aiutare la persona nel migliore dei modi, nell’alleviare il loro dolore, nel dire le parole giuste al momento giusto, nel rispetto della loro dignità.
Di come vorresti preservare chi ti sta attorno da quel dolore, soprattutto i tuoi bambini, e di come vorresti tu stessa, forse egoisticamente, smettere di soffrire.
Ashley allora mi ha mostrato l’anello che i suoi genitori hanno regalato a suo figlio.
E’ un anello dal significato religioso, ma le iniziali che riporta su di esso, possono valere per chiunque, e ci fanno interrogare su quanto noi siamo propensi a mettere in atto quelle parole:

C.T.R. Choose the right

Ognuno di noi cerca di scegliere il giusto ogni giorno… a volte lo fa egoisticamente, altre volte propendendo troppo nei confronti degli altri, e quasi annientando i propri bisogni.
Io so bene da quale parte propendo, mi riesce difficile essere il contrario, ma sto imparando a soffermarmi a pensare se sia giusto o meno, e mi da più chiarezza.
Mi immagino un’ipotetica bilancia, sulla cui sommità pongo il quesito, ed analizzo i pro e contro. Poi cerco di valutare se il piatto che pesa di più è più pesante per me o per la persona che mi ha fatto sorgere il dubbio.

Fatto. Semplice e analitico.

Ma sembra solo semplice, il grande problema sono le emozioni, che abbiamo di continuo e che cambiano di continuo. Quelle che senti strette nello stomaco, che ti offuscano la mente, e non ti fanno prendere la decisione giusta, anche se ce l’hai scritta di fronte.
Le stesse che a volte ti fanno aver solo voglia di piangere, o di restare chiusa in casa con la tua famiglia, o di tenerle solo la mano mentre lei dorme…

Ma dopo aver analizzato tante e tante volte quella bilancia, ho fatto le mie scelte…

E così ho deciso di annullare la festa di sabato prossimo per il compleanno di Emma, non avendo lo spirito giusto per organizzarla e tantomeno farla (tanto la festa ha più un valore per me, per incontrare tante amiche che vedo solo in occasione dei compleanni dei bambini, piuttosto che per Emma, la quale si accontenta benissimo di una torta con 3 candeline da soffiare in famiglia)

E così ho deciso di parlare a Tommaso dell’imminente morte, di come noi siamo Ohana, e perció stiamo vicini a chi sta male, e di come lo vorrei avere con me, quel giorno, per salutarla (perchè anche se vorrei preservarlo dal mio stesso dolore, non lo farei sentire abbastanza grande da capire cosa stiamo provando tutti, (come se lui non lo avesse giá capito) e non gli darei la possibilità di elaborare a sua volta il lutto, alla sua personale maniera di bambino di 6 anni)

Di quesiti da risolvere imminentemente, posti su quella bilancia, ne ho ancora qualcuno, e riguardano soprattutto la forza che credo di non avere per affrontare tutto quanto…

Ma poi ripenso a quasi 3 anni fa, a come credevo non ce l’avrei mai fatta a superare la notizia che mia figlia avesse la sondrome di Down…

e  invece…

E invece quella meravigliosa bambina  mi stupisce ogni giorno, e contribuisce a darmi la forza necessaria.
Anche oggi, riguardando le foto sul mio cellulare, ha scorto questa che avevo appena scattato, e ha detto:

“Mamma! mano… mia Jeja (zia)!”

e ridendo ha baciato lo schermo…