Tempo fa, il mio amico Lucio T. mi aveva parlato di un progetto con la mototerapia rivolta a persone con disabilità, accennandomi di quanto un mezzo potente come una moto da cross potesse collegare emozioni altrettanto potenti.
Mi ero chiesta chi ci fosse dietro ad un simile pensiero, e a come potesse essere organizzato.
L’opportunità di capire meglio me l’ha data Elena T. e il suo gruppo di volontari che ha organizzato l’evento “Rincorri la Vita” per raccogliere fondi per l’Area Giovani del Cro di Aviano (Pn), Centro di riferimento Oncologico riconosciuto a livello nazionale.

Cro di aviano

Ieri ho avuto le risposte… perchè ho visto con gli occhi, ma soprattutto sentito con la pancia!

I Daboot, gruppo di freestylers motocross, girano l’Europa, (e qualcuno di loro pure il mondo), per mostrare i loro spettacolari tricks eseguiti a 20 metri d’altezza (mhm… non sono convinta dell’altezza, chiederò!) con una naturalezza che li fa sembrare quasi facili.
Francamente ogni volta che vedo una loro evoluzione ho un crampo allo stomaco e un sussulto, perchè diciamocelo, non è proprio così consueto :

accellerare (ma quanto basta) a manettona la moto,
affrontare una rampa assurdamente alta
impennare in aria
eseguire un salto mortale
arretrare rispetto alla moto (che nel frattempo sta volando eh)
sganciare gambe e braccia (oddio spero che qualcosa rimanga a contatto con il mezzo per non perderlo!)
scalciare in volo
fermarsi in posa plastica per lo scatto del fotografo
riacchiappare la moto
riassestarsi su di lei
atterrare

Ma se ascolto il mio sussulto mentre li guardo, sento una calda sensazione, che è paura, adrenalina e ammirazione allo stato liquido.
Questo è ciò che provo io.
Forse questo è ciò che provano pure loro, (beh forse al posto della paura ci mettono una gran dose di allenamento, consapevolezza e sincerità).
Ma cosa provano i ragazzi diversamente abili, nel vederli?
Un misto di emozione, che viene dagli occhi…
E cosa proverebbero quegli stessi ragazzi se al posto di vederli e basta, cavalcassero quelle moto insieme a loro?
Un’impetuosa e dirompente valanga di emozioni,  questa volta provate nel corpo.

Ed è proprio lì la differenza. Perchè le emozioni provate nel corpo, creano un profondo riverbero, che lascia il segno.

mototerapia

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Ma chi ha inventato la mototerapia?

Eccolo, Vanni Oddera, carismatico personaggio nato a Savona, con una storia di vita e di trasformazione personale davvero singolare.

mototerapia

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(ohhhh questo tocco di mani che curano è così emozionante!)

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E perchè lo ha fatto?

Perchè donare la propria felicità, creata e assaporata dentro di noi grazie a ciò che facciamo con piacere, può essere contagioso. E chi è vicino a qualcuno di felice ha numerose probabilità di diventare felice a sua volta. Perciò perchè non donare parte del proprio tempo (felice) per aiutare gli altri ad essere felici?

Vanni ben spiega in questi video il suo pensiero/progetto:

Vanni Oddera a Storie in Moto – Motoreetto

Mototerapia – Vanni Oddera

In queste foto invece è la mia Emma a mostrare la sua felicità… unita ad un sano piacere e fiducia in chi stava guidando.

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(ohhhhh! che foto meravigliosa questa sopra!)

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Come avrei voluto sentire i gridolini che emetteva ad ogni sgasata o micro saltino della moto che cavalcava! Li conosco bene quei buffissimi gridolini… li emette sempre quando lei stessa prova quella sana adrenalina che parla di piacere!
L’atmosfera era piacevole, un po’ surreale a dire il vero, per una situazione inusuale in un contesto che non richiamava, nella mia mente, qualcosa di già vissuto.
Ma ero arrivata lì, in una mattinata densa di traslocoetecniciinternet, spinta da una sorta di richiamo interiore.
Ci voglio essere.
E sono felice di aver ascoltato quella spinta!

E chi c’è dietro il team Daboot?

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Una quindicina di atelti professionisti, (si dice atelti?) che oltre a stupire con le proprie acrobazie eseguite utilizzando moto, quad e motorini (sì… motorini… avete presente il “ciao”?), appoggiano il progetto di mototerapia inventanto da Vanni Oddera.

Tommaso non sapeva più dove guardare, e con chi mettersi in coda per salire e partire sgasando, e cosa raccontarmi una volta sceso “è partita la ruota dietro della moto, mi ha fatto fare un salto, ha impennatoooo!

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Emma… beh, ad un certo punto, memore del terrore provato al mare per la sua sparizione, mi sono guardata attorno e non l’ho vista. Richiamo l’attenzione di Giovanni che subito inizia a cercarla con gli occhi preoccupati… e lei, dov’era? Da un altro atleta, in totale autonomia,  per poter fare un altro giro.

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Ma pensa te… che furbastra!

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Ho parlato parecchio con Alvaro Dal Farra, l’alteta in queste foto, anche lui rider (o si dice freestyler? mah!) e gran sostenitore della mototerapia. Alvaro ci ha spiegato cosa fanno ai loro eventi, come creano una sorta di hype nei ragazzi con disabilità, mostrando i loro tricks che li fanno apparire quasi dei supereroi capaci di volare, e come poi, a loro volta, possono provare parte di quello stesso brivido.

Alvaro mi ha parlato in modalità cuore in mano, dicendomi che ciò che prova con questa terapia è enormemente forte, perchè ogni ora che dona agli altri, per il piacere di farlo, aiuta lui stesso. E non è per apparire, non è un voler mostrare qualcosa che non si è, è un percorso interiore che trasforma… reciprocamente!

Quando mi ha detto “io credo che per una famiglia, avere un bambino con difficoltà (vissuto nel modo più evolutivo possibile, aggiungo io) sia un reale dono“, l’ho abbracciato stretto, perchè appoggio nel modo più assoluto le sue parole, e perchè volevo sentire il suo modo di abbracciare… e in quell’abbraccio ho sentito la sua Anima Bella.

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Cos’altro mi porto dentro dopo queste 4 ore passate insieme?
I discorsi fatti con i volontari del gruppo e le ragazze della Croce Rossa. Contatto avvenuto.
La luce di Elena T. che ha organizzato l’evento, scelta dalla mia Emma che è tanto brava a riconoscere le Anime belle, e avrei voluto fotografare ogni sua ricerca di un contatto, ogni suo abbraccio fiducioso.

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I racconti di Vanni Oddera e dei suoi progetti in movimento, la disponibilità di Alvaro, che so già avrò modo di rivedere in grandi occasioni, gli sguardi di Leonardo, il sorriso degli occhi di Davide Rossi, che mai mai mai ho visto stanco di spiegare a mio figlio Tommaso e mai sazio di emozionarsi nel far salire qualcuno in modo con lui… me compresa (scusa Davide, ma quante tartarughe c’hai???)

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E poi lui… Roberto Marinoni, meccanico dell’Aprilia e della Daboot (ehm… corretto?).
So bene quanto Emma sa vedere dentro, utilizzando quell’intelligenza emotiva tanto spiccata nelle persone con difficoltà. Ma non sempre l’effetto di quel contatto risuona reciprocamente.
Tu… tu le hai permesso di entrare.
I tuoi occhi luccicavano nel cercarla, il tuo viso si apriva e scioglieva in un sorriso che parlava del tuo dentro e fuori, in ascolto. Quanta luccicanza vedevo tra voi, immortalata in ogni scatto che sono riuscita a farvi.
E quel vostro abbraccio senza filtri, che Emma dedica solo quando sceglie davvero, abbandonata tra le tue braccia, silenziosa, cuore su cuore… so già te lo porterai dentro a lungo.

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