Volevo raccontare nei dettagli una “traccia” rimastami dentro dalla settimana estiva del dottor Lagati, a Bibione.
Chi l’ha incisa è Sabrina, (amica di Elena la nostra insegnante di danza)  “esperta in riabilitazione individuale e sociale attraverso le arti”.

Durante un esercizio della lezione dovevamo disporci in cerchio, per poi continuare la coreografia. Umberto, sveglissimo ragazzino con la sindrome di Down, tardava a mettersi in posizione, e io l’ho dolcemente preso per le spalle e portato vicino a me. Ecco, come l’ho descritta sembra un mio affettuoso gesto d’aiuto fatto ad un ragazzino a cui voglio veramente bene, ma Sabrina mi ha ripreso, dicendomi che avevo sbagliato.

Vedendo il mio stupore mi ha spiegato.

“Tu non hai teso la mano ad Umberto, lo hai spostato posando le tue mani sulle sue spalle ed è un gesto di costrizione. Se non avessi avuto fretta di portarlo in posizione, lui avrebbe attivato la sua sfera cognitiva, vedendoci avrebbe capito che pure lui doveva mettersi così, e lo avrebbe fatto. Oppure avrebbe deciso di non farlo affatto perchè magari in quel momento era a disagio, o l’esercizio in sè non gli piaceva. Ma sarebbe stata una sua scelta, volontaria e consapevole. Un gesto attivo vale molto più di un gesto passivo, anche se richiede un tempo di attesa diverso.”

Ripensandoci mi rendo conto che a volte ci si sostituisce ai nostri bambini/ragazzi perchè in quel momento non si ha tempo di aspettare, si vorrebbe che tutti avessero i nostri tempi di reazione, a volte perchè abbiamo un appuntamento ma a volte è solo questione di abitudine.
Gli tagliamo la bistecca, li imbocchiamo, leghiamo loro le scarpe, allacciamo il grembiule, vestiamo e svestiamo, insaponiamo sotto la doccia, prendiamo per mano o parliamo in bambinesco anche se sono un pò cresciutelli…
E se ci pensiamo questo discorso vale per qualsiasi bambino, diversamente abile o normodotato. Forse per una questione di controllo. Magari ci piace sapere che se anche il bambino sta crescendo, noi riusciamo ad avere il controllo su queste piccole cose, e ciò ci gratifica.
Chissà se arriva qualche commento più corretto del mio, da educatrici,  terapisti o psicologi.
Personalmente io amo “il dialogo interiore”. Cerco di soffermarmi a pensare se quel mio atteggiamento può avere delle ripercussioni positive o negative, se serve più all’autonomia dei miei figli piuttosto che a soddisfare la mia “mammosità”…
Spesso lo faccio da sola , anzi, spesso lo esprimo pure a Giovanni che accetta di buon grado il consiglio, e si interroga a sua volta… grazie Amo!

Altre volte ho la fortuna di incontrare persone come Sabrina, che con le sue parole mi aiutano a crescere!
Grazie Sabrina… mi mancano i tuoi abbraccioni stretti stretti!