Ogni mamma vorrebbe proteggere i propri figli dalla discriminazione, dalla sofferenza. Il dolore dei nostri bambini è percepito amplificato, e segna dentro. Non sempre si è in grado di fare spazio in noi, scansando quel dolore e pensando più in grande, a quel messaggio che, se arrivasse, potrebbe lasciare a sua volta una traccia. Positiva.
E’ quello che è riuscita a fare Sara. Di sicuro con fatica, di sicuro in una giornata in cui era disponibile verso l’Altro. Ma ogni mamma vive il senso di responsabilità e forse, in qualcuno di quei bambini, una traccia buona, che cresce, oggi, è rimasta.
Grazie Amica Mia.

Io appartengo all’unica razza che conosco, quella umana.
(Albert Einstein)

Tutti sanno sono una mamma adottiva.
La mia è stata una scelta consapevole, forse dettata dal fatto che sono figlia di un adottato (mio padre fu adottato a 4anni come mia figlia). Destino… o forse semplicemente perché credo che la biologia sia l’ultima cosa che renda madre. Sono mamma, non ho bisogno di suffissi.
Oggi mi sto affacciando al mondo della scuola e forse non immaginavo i problemi che ne seguivano. Mia figlia è presa di mira da bambini più grandi perché adottata. Viene presa in giro ,viene chiamata adottata. Lei, consapevole del suo passato, si è costruita la “sua storia”: la storia che fa meno male, la storia che la fa rinascere senza dover pensare troppo e quindi mi chiede “Perché mamma?“.
Cerchi di colmare questo dolore dicendole che passerà, che sono sciocchi, che… che…
Arriva poi il giorno in cui lo fanno di nuovo,  di fronte a te, incuranti che io sia la mamma (d’altronde rasata, tatuata, strana come dicono) ed iniziano. Decido di intervenire, sono una decina di bambini, chiedo loro perché la prendono in giro, loro mi dicono perché è adottata, chiedo il significato che mi spieghino e loro:”Boh, è diversa!“, “ha i genitori morti” dice qualcuno, altri dicono “è sola“, altri “è stata lasciata” e “qualcuno l’ ha presa“.
Allora mi soffermo e penso che i bambini non hanno colpa , cerco di spiegare loro con parole semplici che lei è speciale, ha due mamme, una della pancia che le ha dato la vita, e una del cuore che la crescerà amandola per tutta la vita.
Silenzio.

Un bimbo mi guarda e dice:”sì, ok ma è diversa!
Provo di nuovo. Chiedo ad ognuno dove è nato, rispondono tutti in posti diversi e faccio mettere ad ognuno la manina sul cuore dell’ altro e chiedo: “ora come batte?” Rispondono tutti :”bum, bum bum…” ed esclamano: “batte a tutti uguale, siamo bambini!”
Ecco vedete? Siamo tutti uguali, siete tutti bambini!
Figo! ” mi rispondono, e continuano: “infatti non sapevano neanche cosa volessero dire quella parola!“.
Guardo il mio scricciolo e lei :”GRAZIE MAMMA.
Basterebbe così poco per insegnare ai propri figli, ad educarli alla convivenza, affrontando temi importanti, non c’è età giusta per questo.
Già tra i grandi c’è poca tolleranza, almeno insegniamo ai nostri bambini che tutti i bambini a loro modo sono speciali, insegnamo che nella vita il più grande risultato dell’educazione è la tolleranza.
La tolleranza è il principio della comunità.