Un quaderno per raccontarsi.

Un quaderno speciale creato con il cuore da una mamma e un papà, per far sì che un bambino con difficoltà possa raccontarsi al mondo.

Qualche tempo fa, i miei amici Iolanda e Alessandro, che fanno peraltro parte dell’associazione Guarda con il Cuore, mi hanno mostrato il loro progetto “Io sono Erik”. L’ho trovato ben fatto, di semplice realizzazione da parte di chiunque, e soprattutto un utile strumento per far sì che un bambino con difficoltà di linguaggio racconti di se. Come affermano, questo quaderno è sì un tramite tra Erik e il mondo della scuola, ma anche una raccolta di immagini e parole che sono la vita del bambino. Possono essere consultate di continuo, immagazzinando ricordi che altrimenti sfumerebbero, creando collegamenti tra “ciò che vedo e ciò che ho vissuto”. Grazie ancora per la vostra condivisione!

“Tutto è cominciato per caso da una frase e idea di Melody, mia figlia, durante le vacanze di Natale passate in Umbria, in un posto incantato, immerso nella natura.

un quaderno per raccontarmi

un quaderno per raccontarmi
“Mamma raccogliamo foglie e ghiande così le porto a scuola materna per far vedere dove sono stata?”

Così abbiamo raccolto tutto ciò che si poteva, foglie e ghiande, rametti di diversi tipi di alberi e pigne.
Una volta tornati a casa le abbiamo divise e incollate su dei cartoncini.
E mentre ero lì, ho pensato di farlo anche per Erik.
Erik era al primo anno di materna, dove ogni giorno fanno un’assemblea tra bimbi e si raccontano cosa hanno fatto il fine settimana, parlano del tempo, di chi manca, delle regole e tanto altro.
Erik come può dire che anche lui ha passato le feste natalizie lontano da casa?
Erik non parla, non si racconta.
Così io e mio marito abbiamo preparato delle foto e uno scritto di quelle vacanze, e assieme ai cartoncini con i ricordi del posto, li abbiamo portati a scuola.
La maestra era contenta del materiale, che ha subito condiviso con la sezione e con gli altri bimbi.
Durante una riunione con i genitori ha elogiato questo utile modo che viene dato ad Erik per raccontarsi:
“E’ stato trovato il modo per far parlare anche i bambini che non riescono a dire tante parole, un modo per comunicare e raccontare.”
Lo stesso abbiamo fatto per una gita al mare.
Arrivate le vacanze estive abbiamo fatto le foto dei cambiamenti.

L’idea del piccolo progetto “Io Sono Erik” è nata dal primo giorno che Melody ha iniziato la scuola primaria: le maestre hanno fatto dei cartoncini raffiguranti i bambini e le bambine, con sotto scritto “Io sono”.
Così ho chiesto a mio marito Alessandro di stampare le foto da portare a scuola per il secondo anno di materna di Erik, in modo da permettergli di raccontare le sue vacanze.
Lui mi ha detto:
“Perchè al posto dei fogli vaganti, non prendiamo un quaderno e mettiamo le foto e i racconti lì, come fosse un diario che viene portato a scuola e condiviso con tutti? In modo da essere anche un ricordo per Erik.”
Così abbiamo fatto, e una volta portato a scuola, le maestre erano così entusiaste del progetto che lo hanno portato subito in classe.

un quaderno per raccontarmi

un quaderno per raccontarmi
Ad una riunione ci è stato raccontato che è proprio Erik a mostrare il quaderno ai suoi compagni, raccontandosi a modo suo, con l’aiuto delle maestre che leggono le poche righe scritte sotto ogni foto.
Di seguito hanno deciso di creare anche loro un diario di bordo che raccontasse le attività di Erik a scuola.

un quaderno per raccontarmi

un quaderno per raccontarmi

un quaderno per raccontarmi

un quaderno per raccontarmi
Ringraziandoci per l’idea ci hanno detto che Erik è una grande risorsa per la classe, essendo il primo bambino con la sindrome di Down che la scuola ha avuto fino ad ora.
Con l’aiuto di questo diario Erik ha cominciato a socializzare di più e a fare più amicizie.

A tutte le mamme che si trovano nella mia situazione dico di non abbattersi, perchè si trova sempre un modo per aiutare i nostri figli.
Spero che questo nostro piccolo progetto possa essere di spunto e aiuto a chi ne ha bisogno, indipendentemente dalla disabilità dei nostri bambini.
Prima o dopo… tutti i bambini riusciranno a raccontare di se, basta solo aspettare i loro tempi e  trovare il canale più adatto per loro.

Iolanda.”