Appuntamento con un post sui libri speciali per bambini e per adulti.
Quel genere di libro che parla di diversità, di emozioni profonde, tanto da non lasciarti indifferente, quel genere di libro che crea un forte riverbero.
Che dite… mi aiutate segnalandomi altri libri speciali?

Apprezzo, gioisco e ringrazio per chi,  in questi giorni, mi ha segnalato un nuovo titolo, persona o casa editrice che fosse, e visto che il natale è vicino ne segnalo ben due di titoli, in due post distinti, consapevole che potrebbero essere proprio i titoli di cui siete alla ricerca in questo preciso istante… buona lettura!

Entrambi i titoli parlano di sindrome di Down, il presente post parla di come un padre ha appreso la notizia e di tutto quel vortice di emozioni negative positive che lo hanno portato alla piena accettazione del proprio figlio.
Ho apprezzato quelle parole, forse perchè mi sono rivista in loro, nel turbinio di quelle frasi, nella realtà di tanta schiettezza. Non ci sono falsi buonisimi, solo e soltanto la consapevolezza che quel figlio ci è capitato, forse per una scelta, chissà… ma quel bambino chiede solo amore: sta a noi esserci per lui, esserci al nostro meglio possibile, nel bene e nel male.

non è te che aspettavo libro a fumetti

Non è te che aspettavo

E’ un pugno allo stomaco l’ultimo libro a fumetti di Fabien Toulmé, per ora edito solo in Francia. Si intitola C’est n’est pas toi que j’attendais (Non è te che aspettavo) e racconta la nascita di una figlia con sindrome di Down. Toulmé abbandona ogni retorica buonista e si mette coraggiosamente a nudo davanti al lettore: i sentimenti meno nobili, le paure, quelle cose, insomma, che si ha paura di ammettere prima di tutto con sé stessi vengono a galla lungo tutta la storia. Il fumetto parla dell’arrivo di Julia, seconda figlia di Fabien e della moglie Patricia. Sembra paradossale, ma il padre è il primo ad accorgersi che qualcosa non va nella neonata: “Scorgevo dei segni inquietanti: la nuca dritta, la testa piatta. Una fisionomia particolare, diversa da quella che avevo visto con Louise, la prima figlia”.
Fabien non riesce a prendere la figlia in braccio, a coccolarla. L’istinto paterno è completamente soggiogato; ricorda quando, da ragazzino, tutta la classe prendeva in giro il compagno Down chiamandolo “mongoloide”, termine allora in voga anche tra chi non aveva intenti canzonatori.
“Pensavo fosse uno dei giorni più belli della mia vita, è diventato un incubo”, scrive. E in una delle pagine più difficili da digerire del romanzo confessa di aver sperato che Julia non sopravvivesse all’intervento a cui avrebbe dovuto essere sottoposta per un problema cardiaco.
Tutto questo senso di inadeguatezza e questa profonda vergogna per i propri sentimenti vengono raccontati con un tratto delicato e preciso; i colori virano dalle tonalità pastello al rosso per le tavole che rappresentano le emozioni più problematiche.
Il tempo passa e pian piano Fabien si affeziona a quella figlia “speciale”: nei disegni, lo sguardo si fa più tenere e meno sfuggente. Quando arriva il giorno dell’intervento al cuore (Julia ha otto mesi), è terrorizzato all’idea che qualcosa possa andare male. Non succede. L’intervento ha esito positivo e Julia oggi ha cinque anni.
“E se noi realizziamo, talvolta con tristezza, che non potremo essere sempre accanto a lei per proteggerla dagli scherzi crudeli, dagli sguardi e dai giudizi, ci piacerebbe almeno che nessuno ci dicesse più con aria triste ‘Non ve lo meritavate’.Certo che ci meritiamo nostra figlia. Del resto, abbiamo la fortuna che ci abbia scelto” dice oggi Fabien riprendendo un detto brasiliano secondo cui è il bambino che sceglie i genitori da cui nascere.