E’ domenica mattina. Giovanni è ormai al lavoro ma io me la prendo comoda. Mi allargo nel lettone, cercando con il piede quegli angolini freschi tra le lenzuola che tanto mi piacciono, cercando di tenere gli occhi chiusi, ancora per un pò, perchè di domenica è giusto dormire un pò di più… o almeno dovrebbe essere così!

Dico “dovrebbe” perchè Tommaso, che durante la settimana si alza con fatica per andare in asilo, la domenica tende a svegliarsi all’alba! Sbircio la sveglia sul comodino, sono le 8.30 e ancora non si sentono i rumori del risveglio. Che pacchia! Cerchiamo un altro angolino fresco…

ore 8.35
Tommaso, dal piano di sopra:
Mamma! dove sei?”
Io:
“Nel lettone… vieni?”
Tommaso:
“Va bene, e la Emma?”
Io:
“E’ di là che dorme”
E dalla stanza accanto, Emma dice :

“mamma”

Per un attimo ho trattenuto il respiro, chiedendomi se davvero la mia bambina avesse appena pronunciato quella parola.

La parola.

Per eccellenza. Quella che riconosce la tua condizione di genitore a vita, che ti fa diventare punto di riferimento per coccole – bisogni – consigli – aiuti – litigi futuri.

E che in questo momento ti eleva ad uno stato di grazia.

Tommaso corre giù e salta nel lettino di Emma, abbracciandola, baciandola:
“Che brava Emma! hai detto “mamma”! Sììì”

Io ho le lacrime agli occhi, il cuore gonfio di gioia. Guardo entrambi i miei bambini, abbracciati, li stringo a me e mi lascio cullare da quella sensazione.

Mi sento parte di loro.
In un unico cerchio luminoso di energia.
Energia che solo l’amore riesce a dare.

bambina con sindrome di down