Da tanto un genitore non mi regalava una sua storia, un piccolo ma intenso pezzetto di vita, denso di emozioni, sorpresa, paure, dubbi.
Da tempo non rivivevo io stessa l’emozione altrui legata a quel momento, il momento in cui siamo chiamati a ridiventare genitori, compito già difficile di per se, e ancora più complesso quando un figlio nasce con una disabilità.
Quindi grazie R., grazie per avermi trovato, per esserti riconosciuta, e per aver dato voce alle tue emozioni, che messe a nudo su uno schermo, assumono sfumature diverse, per chi le legge ma anche per chi le ha scritte.
Tu mi chiedi di essere usata come puntino nella rete, e io colgo a piene mani questo tuo invito, pubblicando la tua vibrante lettera affinchè possa arrivare a approda qui, a chi è in ricerca, a chi è perso in quel vortice, a chi ci è già passato, a chi non sa dare voce a ciò che ha dentro.
Buona vita a te, anzi, a voi!

fiori di bosco

Cara Daniela
ho appena letto la tua storia, riconoscendomi.
Come te sono bis mamma di due figlie, Anna e Lola.
Anche Lola, come Emma, bimba con la sindrome di down a sorpresa, addirittura noi lo abbiamo saputo durante il suo terzo mese di vita (anche se noi lo sappiamo subito senza avere la forza di dirlo neanche a noi stessi).
Ho pensato spesso che, un giorno, poi, chissà, avrei scritto della sua nascita, che è stata incantata e sacra, nel buio della nostra camera da letto.
Tu l’hai fatto! Grande, grande donna, grazie..
Viene sempre il momento in cui rileggersi nelle parole di un altro è importante.
E stasera per me lo è stato.
E mi ha riportato in quella casa, dove Lola è nata, lontano da ospedali da occhi estranei. Io, lei, mio marito e l’ostetrica.
La pupa è venuta al mondo in fretta, scalpitando di esserci, qualche decina di giorni prima della scadenza.
“Non sono pronta” ho pensato, sentendo scendere le acque, ma non era decisione che mi spettasse.
Ricordo il primo abbraccio, la sensazione di estraneità di fronte alle sue manine grinzose (Anna le aveva così belle …) e poi, nel bagno, a notte inoltrata, guardandola le chiedo: “tu chi sei?”
E ricordo la paura mentre pronuncio la domanda, a voce alta.
Passano i giorni, i mesi, due pediatri visitano Lola e non rilevano nulla.
Io però non mi sento tranquilla.
Prendiamo l’iniziativa di fare la mappa cromosomica, in un laboratorio privato. Prelievo a Lola in ospedale, provette trasportate in auto da mio marito al laboratorio – cose da pazzi.
Esito letto in mezzo ad una strada, nel parcheggio, sotto un albero.
Nessuna mediazione di sanitari, vermicelli nudi sulla carta.
Trisomia 21 libera. Al mosaicismo come ultima spiaggia ci si pensa sempre, invano.
Il resto è un vortice.
Andare dove, fare cosa, muoversi, capire, correre…
Cambiamo città, trasferiamo la famiglia in un luogo che possa sostenere meglio le nostre tremolanti speranze.
Qui due associazioni, un centro all’avanguardia, o quasi, un clima meno rigido del Piemonte, visto che io patisco il freddo, mi sento viva soltanto con i piedi a bagno nell’acqua salata.
Lola ha 3 anni e 7 mesi, è bella, scatenata, insensata, scalza a priori.
Anna ha 5 anni e 9 mesi, dice che da grande la vuole sposare.
Noi come coppia facciamo un po’ acqua, perché a correre tra lavoro e bambine non resta più niente.
Lola è una luce, me lo hanno detto in tanti, un anima guida, un anima arrivata.
Lei può permettersi di stare a guardare, noi abbiamo ancora bisogno di faticare.
Nessun giorno è uguale.
Nessuna emozione è scialba.
Tutto sempre molto intenso.
L’amore per le mie figlie, così diversamente splendide, mi incendia di idee, di voglia di rinnovarmi, di ribaltare le mie prospettive anguste.
Certe sere invece sono solo sfinita.
Per quel che può essere utile, ci sono.
Come contatto, puntino nella grande rete delle donne, molte volte figlie e mille madri.
Usami per chi ne avesse bisogno o piacere o voglia.
Insieme è piu facile.
Grazie della tua intraprendenza e del tuo coraggio.
Grazie di cuore.