La violenza ha mille volti.

La violenza fisica,  perpetrata con aggressioni che provocano danni al corpo.
Quella sessuale, con forme di coinvolgimento in attività sessuali imposte.
La violenza psicologica, che accompagna sempre quella fisica e la precede, anche quando non degenera verso questo tipo di maltrattamento, annienta la donna nel suo essere. Il messaggio che viene trasmesso è che la vittima è priva di valore.
La violenza economica, in ogni forma di privazione o controllo che limiti l’accesso all’indipendenza economica della donna, o che la legano a debiti e scelte azzardate dell’uomo.
La violenza assistita, dove all’atto di violenza (fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica) compiuta su figure significative adulte o minori, assistono dei minori.
Quotidianamente possiamo ascoltare storie di violenza perpetrata nei confronti di donne e bambini, e possono solo lontanamente immaginare quanto inguaribile sia la ferita che si crea. E’ vero, c’è il perdono, c’è l’essere superiore per l’amore dei figli… ma come la mettiamo con il senso di colpa per non essere riuscite a preservarli da quel dolore?
Dal non essersi accorte che l’uomo scelto, marito e padre, fosse una persona completamente diversa?

A volte quella traccia incisa è talmente profonda che non può rimarginare, soprattutto se non ci si sente protette, se la giustizia non punisce, se lui continua a fare la sua vita, magari anche a testa alta.
Lì il mio concedere perdono vacillerebbe.
Tu ti sei trovata in questa situazione, e di te ho sempre ammirato la capacità di cambiare il tuo volto.
Mentre parlavi con me, e quando arrivavano i tuoi figli.
Per loro c’erano sorrisi, e carezze, e sguardi che dicevano “non preoccupatevi, la mamma è qui“. Tempo di qualità insieme per distrarli, e una valanga di ore di lavoro per te per riuscire a tirare avanti.
Ti ammiro, dal profondo, per questo tuo intento di cancellare quella traccia, per incassare il colpo, rialzarti, e ripartire con quel primo passo.
Spero tu possa rialzarti sempre. Spero tu possa guarire.
Ti voglio bene.

“Ed io che pensavo non sarei più riuscita a sentire alcun odore.
Sì perchè da quel 12 gennaio 2012 è stato come re-imparare a vivere dopo essere stata in coma profondo.
Dolcemente mi sto risvegliando da questo lungo anzi lunghissimo incubo durato 3 anni.
Mi sono chiusa alle spalle una porta di una vita che pensavo fosse un bellissimo sogno invece era un incubo tremendo.
Gli anni di matrimonio all’interno di quella casa, esternamente belissima, sono stati giorni trascorsi in compagnia di dott. Jekyll e Mr. Hide; l’uomo che avevo sposato aveva più volti e, con dolci parole e false promesse di un futuro meraviglioso mi stava scavando una fossa.
Oggi però per la prima volta ho sentito il profumo del pane e poi quelo del cibo che stavo cucinando.
Così basita, mi sono guardata allo specchio e mi sono detta: “bentornata, hai visto che ce l’abbiamo fatta? Ci siamo risvegliate finalmente!”
Ho trascorso insieme ai miei bambini 3 mesi in un centro antiviolenza, dove angeli meravigliosi ci hanno coccolato e accudito fino a quando siamo riusciti a spiccare il volo da soli.
Per 3 anni sono tornata a vivere con mio padre, ho dormito in un letto con i miei figli e, Dio solo sa quanto ho dormito in quel periodo… praticamente sono rimasta in costante dormiveglia.
Non ho mai smesso di credere però che un giorno ce l’avrei fatta, non ho mai pensato che la vita mi avrebbe lasciato morrire con un dolore così grande, con un sogno infranto che mi aveva spezzato il cuore.
La forza di volontà, la fiducia, la speranza mi hanno aiutato ad andare avanti ogni giorno ed è così che oggi finalmente sento il profumo della vita… nuovamento vedo i miei occhi brillare, sento il cuore sobbalzare per la forte emozione di rivedere sorridere i miei dolcissimi bambini.