Se davvero ognuno di noi si soffermasse a valutare oltre l’apparenza, innanzitutto le persone, ma anche gli avvenimenti, certe cose, certe strutture, si renderebbe conto che è bene superare il primo superficiale pensiero/giudizio, e passare ad un livello più profondo, che ci fa dire:

“va bene… magari non mi convinci, ma proviamo a darti una possibilità”

Mi è capitato con la scelta dell’asilo nido per Emma. La struttura è piccola, ci sono solo 19 bambini, non ci sono sufficienti stanze per dividere i momenti di gioco dei bambini piccoli e medi, non si può fare la psicomotricità proprio perchè non dispone di una sala adatta, la mensa è esterna.

Piccole cose che ad un veloce giudizio possono sembrare grandi.

Ma se si guarda bene, si vedono le strutture che si utilizzano in psicomotricità che sono disseminate nei posti giusti, per aiutare i bambini nelle loro tappe motorie di ogni giorno, si nota come sono sistemati i lettini per la nanna, si sente la musica di Einaudi che li culla mentre dormono, si trova, con mio grande stupore, la famosa “seggiolina Montessori” utilizzata come sedia, (seggiolina che la cara Giovanna mi aveva tanto cercato sui cataloghi e su internet, senza fortuna), si nota che il pranzo è cucinato nello stesso edificio della scuola e che quando lo portano, alle 10.50, il profumino è davvero buono.

E poi si notano gli occhi. Gli occhi delle maestre e della direttrice Mary.

Occhi che lasciano trasparire che si sono scelte quel lavoro e che lo fanno con il cuore. Che gioiscono per i progressi dei bambini, li educano, li spronano ad esprimersi al meglio, li dirigono… li fanno crescere.

Penso che il compito della maestra, specie in un nido e in una scuola dell’infanzia, sia quello di una seconda madre. A volte vedo che chi lascia i bambini in queste strutture lo fa perchè è costretto visto che lavora, o perchè è normale che si faccia così. E il ruolo della maestra passa in secondo piano. Io invece credo nel loro operato.

E nel nido di Emma si va oltre a quella tipica distanza che spesso si crea tra insegnante e genitore, imposta per tutelare un confronto a volte difficile. Sanno ascoltare. Sono disponibili a mettere in pratica metodi suggeriti da chi sa qualcosa in più di loro sulla sindrome di Down. Propongono gratuitamente incontri per supportare i genitori nel loro lavoro di mamma e papà. Promuovono serate per far familiarizzare i genitori tra loro.

E sorridono. E abbracciano. E si emozionano. E scelgono argomenti da trattare in base alle peculiarità dei bambini.

Mary, Cristina, Alessia, Sabrina e Chiara.

Con voi Emma passa la giornata davvero in un nido. Dove è trattata per quello che è: una bambina come tutti gli altri. Coccolata, certo, ma come si può non coccolarla?

E vedere quando si getta tra le vostre braccia e mi saluta, mi riempie di gioia. Perchè so che con voi sta bene. Perchè vuol dire che “ha la mamma nel cuore”.

E non potrei desiderare di meglio!