E’ tempo di tagliare i rami secchi e generare nuove gemme.

L’anno scorso ho deciso che per me il momento più proficuo per focalizzare buoni propositi è settembre. Con l’inizio delle scuole e la ripresa dei miei progetti di psicomotricità nei vari asili. Ma lo ammetto, non riesco ad essere totalmente immune dalla smania del buon proposito a gennaio.

Ci ho molto pensato durante queste vacanze di Natale all’insegna del poco social e poco produttivo. Ho sentito il bisogno di stare con me, con la mia famiglia, Perdendo tempo, disorganizzata come non mai.  Ma era realmente perso quel tempo?

Perciò ci provo. Poche priorità, chiedendomi se davvero hanno un reale valore per me. Desidero farle? Quali benefici mi possono portare? Tempo e attesa. Voglio frenare l’entusiasmo iniziale, quel tipo di atteggiamento che fa naufragare in breve tempo qualsiasi mio proposito di cambiamento.
Oramai mi conosco da 45 anni. Quest’anno ho deciso di assecondarmi invece di reputarmi poco affidabile.
L’approccio positivo anche in questo mi lascia un senso minore di inadeguatezza. Non posso scalare una certa montagna? Evidentemente non fa per me. E con questa affermazione vengo al primo punto della mia lista.

La dieta di gennaio

Come migliaia di persone, anch’io a gennaio tocco l’argomento dieta.
E decido di non utilizzare questo termine. Ho deciso di non pesarmi. Di non cambiare le batterie della bilancia. Di buttare via quei jeans nei quali riesco a rientrare solo dopo un lungo regime alimentare ristretto, realizzabile solo se seguita da una professionista. I traguardi raggiunti dopo mesi svaniscono. Dopo ogni dieta riprendo i chili persi pure gli interessi, perciò elimino la dieta.
Lotto con la bilancia da sempre, ma sai cosa ti dico caro 2020?
Ho deciso di accettarmi per quello che sono. Con i chili in più, con i rotoli sulla pancia, con la cellulite e le smagliature, il sederone. Sono io. Io con la passione per gli aperitivi e le cene con gli amici.
Io con il sorriso.

Tempo per il movimento

Altra parola che non voglio utilizzare è palestra.  So già che se mi iscrivo in palestra non ci vado. Per una questione di tempo, che suona già con una scusa, ma soprattutto per una bassa motivazione. Preferisco ricominicare ad usare il tapis roulant,  ripiegato in garage, pronendomi (e non imponendomi) di utilizzarlo una o due volte la settimana. Non di più, perché tornerei nel baratro del troppo che si trasforma in niente.

Non essere multitasking

Un tempo il dimostrare l’abilità di fare più cose nello stesso momento era per me fonte di grande orgoglio. Ah questo maledetto ego! Ora il multitasking mi spaventa. Lavoro, vita privata, svaghi: tutto è concentrato in tempi troppo ristretti. Non appena completiamo un’attività, nel nostro cervello si ha una piacevole scarica di dopamina. E allora via a frammentare e moltiplicare le proprie attività, così da goderne gli effetti. Ma la conseguenza è che si tende a diventare più inclini all’ansia , si fatica a focalizzare i pensieri e a organizzare delle priorità. La mia memoria a breve termine ha dei seri problemi. Voglio correre ai ripari.

Rilassarmi

Chi mi conosce sa che sono piuttosto energetica. Nel tempo però noto che quando la mia energia si esaurisce occorre sempre più tempo affinché si ricarichi del tutto. Voglio tempo per me, per la noia. Tempo per rilassarmi, tempo  per imparare a meditare. Ho scaricato una app che sembra interessante, Serenity, soprattutto perché parte a piccole dosi. Vediamo se fa per me.

Dire NO

Dico no con grande difficoltà, per la necessità di aiutare l’altro tipica del mio carattere emotivo. Essere cercati fa piacere. Essere gratificati professionalmente ancora di più. Essere riconosciute come persone di valore, stimate, capaci di trovare la giusta soluzione… come si può negare sia piacevole? Ma ho deciso di ascoltare i segnali del corpo che mi dicono di fermarti. I tanti sogni dai quali mi sveglio con un senso di qualcosa di interrotto, non realizzato. Voglio dire no.

Un no detto agli altri è innanzitutto un sì verso se stessi. Cit.

Dire quello che penso senza paura di ferire.

Altro scoglio da superare. E non parlo di macro questioni. Anche solo contestare un resto sbagliato mi ha creato disagio. E’ possibile dire che il lavoro presentatoci non rispecchia le nostre aspettative. Si può esternare il proprio disappunto per un atteggiamento altrui. Comunicazione assertiva e via… ho fatto uscire il mio pensiero senza offendere. Non ho subìto.

Tagliare rami secchi

E con rami secchi intendo persone. Persone che non si sono dimostrate corrette nei nostri confronti. Persone che ci hanno aiutato con l’ego e non con l’anima. Persone che ci hanno ferito calunniandoci. E non sto parlando di portar loro rancore, o di sedersi sulla riva del fiume e aspettare che il loro cadavere passi. Io scelgo di lasciar andare, e di non essere la piazzola di sosta dove depositare le proprie immondizie emotive.
Non ti piaccio? Succede! E non sto a proporti lo specchio psicologico del “ciò che non ti piace di me, miglioralo in te“. Semplicemente lo accetto. Non si può piacere a tutti. E per questo mi perdono. Dove perdonare non è indice di debolezza, ma di pace interiore e di coscienza armoniosa.

Gemme che spingono, che vogliono venire alla luce. Gemme che mi fanno accorgere di cosa mi fa sentire viva. E in questo 2020 voglio impegnarmi a passarci più tempo possibile a contatto.