Dedicato a te, mia nuova Amica di web, e alla tua lunga mail accorata, scaturita dall’eco del tuo cuore, a notte fonda, e mandatami così, di getto, ancora calda di emozioni.
Quanto dolore dietro alle tue parole, parole che parlano di desiderio di vita, di unità familiare che SI PUO’ ritrovare, al di là dell’arrivo di un bambino inaspettato.
Parole che sembrano voler dar contro a tutti coloro che, intorno a voi, camuffano la vostra felicità per la loro felicità. Che presumono di sapere come andranno le cose, anche se mai vissute in questi termini prima d’ora.
Loro che parlano di vostra felicità… di sua felicità… quando invece è di paura che dovrebbero parlare.
La loro paura.
Lecita. Assolutamente comprensibile.
E poi arriva lui, il tuo vicino di casa, con il suo viso solcato dalle rughe, gli occhi color ghiaccio, i radi capelli bianchi.
Mi pare quasi di vederlo, mentre ti stringe forte il braccio, un contatto vicino, ma non troppo invadente.
In silenzio.
Un silenzio carico di significato, quasi pescasse dentro di te risposte che già esistono.
E le risposte tu le hai, Amica mia.
Esse galleggiano, come se si trovassero sulla superficie dell’acqua. Affondano un po’, raffreddandosi a causa della presenza delle correnti sottostanti.
Riaffiorano, si lasciano scaldare dal sole, trasportare lontano dalla brezza marina.
E’ un continuo procedere tra le onde, senza certezze, senza conoscere la misura dell’onda che sta per arrivare, a volte verso il basso, giù, a volte così in alto da rendere tutto luminoso, più chiaro.
O…. semplicemente… possibile.

Ti penso… in silenzio.
Sperando che la forza dei miei pensieri ti raggiunga e si aggiunga alla forza che già c’è in te.

Un maestro zen vide uno scorpione annegare e decise di tirarlo fuori dall’acqua.
Quando lo fece, lo scorpione lo punse.
Per l’effetto del dolore, il padrone lasciò l’animale che di nuovo cadde nell’acqua in procinto di annegare.
Il maestro tentò di tirarlo fuori nuovamente e l’animale lo punse ancora.

Un giovane discepolo che era lì gli si avvicina e gli disse:
“mi scusi maestro, ma perché continuate??? Non capite che ogni volta che provate a tirarlo fuori dall’acqua vi punge?”
Il maestro rispose:
“la natura dello scorpione è di pungere e questo non cambierà la mia che è di aiutare.”

Allora, il maestro riflettè e con l’aiuto di una foglia, tirò fuori lo scorpione dell’acqua e gli salvò la vita, poi rivolgendosi al suo giovane discepolo, continuò:
“non cambiare la tua natura se qualcuno ti fa male, prendi solo delle precauzioni. Perché, gli uomini sono quasi sempre ingrati del beneficio che gli stai facendo. Ma questo non è un motivo per smettere di fare del bene, di abbandonare l’amore che vive in te.
Gli uni perseguono la felicità, gli altri lo creano.
Preoccupati più della tua coscienza che della tua reputazione.
Perché la tua coscienza è quello che sei, e la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te…
Quando la vita ti presenta mille ragioni per piangere, mostrale che hai mille ragioni per sorridere.”