Ahhh che potente è l’energia del pensiero, e che strabiliante è pensare intensamente a qualcuno e poco dopo sentirlo, quasi per caso. Oggi questa fortunata reciproca magia è avvenuta tra me e la mia amica Anna, de il Mondo di Lucy, e abbiamo passato un’infinità di tempo a chiaccherare al telefono, parlando delle nostre bimbe e dei progetti futuri che ognuna di noi ha in mente, progetti che si incroceranno sicuramente e a breve tempo.
Ma in questo post non voglio parlare di noi, bensì di un cortometraggio che Anna mi ha consigliato, e che non avevo ancora visto.
Si intitola Cuerdas e rappresenta tutti i miei pensieri più romantici (proprio come dicevi tu Anna!), sognanti, di integrazione che posso avere nei confronti di chi guarda un bambino con difficoltà.
La storia avviene in un orfanotrofio, e racconta dell’amicizia di Maria e un bambino con paralisi cerebrale, e di come la bambina faccia di tutto, (e con grande gioia) per farlo sentire bene e capace di giocare insieme a lei, noncurante degli sguardi sbigottiti dei compagni. Il finale poi… insomma, tenete i fazzoletti a portata di mano!
La vista di questo cortometraggio, per me che amo così tanto i film di animazione, mi fa pensare a quanto potente sia il diffondere un messaggio sociale attraverso immagini semplici e alla portata di tutti, e di conseguenza cosa possa stimolare nella mente di un bambino.

(mettete pausa alla musica della playlist a fondo pagina per ascoltare il video)

https://www.youtube.com/watch?v=uGJbIIpVYHQ

E tutto questo mi porta a Tommaso, e al suo essere sibling di una bambina con bisogni speciali.
Ripenso alle tante domande senza risposta che un genitore si fa appena apprende di aspettare un bambino imperfetto, del grande senso di colpa che sente dentro perchè crede che quel bambino sarà impossibile da gestire e un peso sulle spalle del fratello o della sorella, una volta che egli sarà andato, di come si potrà vergognare per quei gesti stereotipati, per le stranezze, per le parole pronunciate non con la giusta fonetica, per quei versi fatti con le diverse modulazioni di voce, che in realtà hanno un preciso significato, per quegli sguardi che sembrano persi, ma che dietro nascondono un vero e proprio film fatto di immagini…

Io ho capito.
Tutti questi pensieri sono i nostri pensieri, non possiamo pretendere di entrare nella mente dei nostri figli o di chi guarda, di sapere come andranno le cose perchè è scritto da qualche parte con caratteri cubitali e indelebili… quei pensieri sono il risultato delle nostre paure e vergogne, e del non poter avere una risposta immediata che li spazzi via e ci faccia stare meglio.

Ma se riusciamo a raggiungere la vera accettazione, che andrebbe fatta nei confronti di chiunque ci sta vicino, e non solo nei confronti della diversabilità, ci potremmo ricredere, col tempo, e scoprire che quelle nostra paure si sono trasformate in consapevolezza. Perchè se cresciamo i nostri figli sottolineandone la loro unicità, se ci accontentiamo di ciò che ci danno e lo trasformiamo in qualcosa di emozionante e grandioso, possiamo creare un ambiente famigliare che accoglie.

E quando sento mio figlio dire frasi come:
“mamma ti ricordi come Simone (sindrome di Wolf Hirschhorn) mi chiamava con la voce perchè gli dessi i crackers? Io lo capivo sai, anche se non parlava per davvero!”
“mamma la prossima settimana vorrei che M. (bambino con difficoltà) venisse a giocare a casa mia, così corriamo in giardino come fa lui, con le braccia tutte piegate indietro, e poi si ferma e spara”.
“Mamma, G. (con ipotetica sindrome di West e atrofia cerebrale) io lo vedo proprio bello… “.
“La mia sorellina è proprio una sorellina speciale che rende speciali!”

mi rendo conto che è possibile usare quel paio di occhiali trasparenti che hanno i bambini, continuando ad aggiustarli sul proprio naso man mano che il tempo passa, perchè restino occhiali che valorizzino e non svalutino.

Grazie Tommaso… Lia, Pinki Age Baba Matteo, Carolina, Milly, Chiaraluce, Dario, Marialetizia, Francesca, Martina, Denise, Andrea, Lorenzo, Nicola… grazie di cuore.