Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla…

Ti avevo già visto in piscina.
Vuoi perchè quando si ha un figlio con disabilità l’occhi si affina, e le disarmonie dell’altro si colgono maggiormente.
Entri da sola, con quella tua andatura lenta, un po’ ciondolante. Quel taglio d’occhi così particolare, quei capelli indomabili. Respiri con la bocca, e mi chiedo se hai il setto nasale deviato.
Ti osservo.
Trovi un posto per te nello spogliatoio, appendi il tuo zaino con calma, cerchi piano le tue cose dentro, ti svesti ed infili il costume.  L’unica volta al mese in cui posso salire all’interno della zona piscina per vedere Emma ed Ambra, non ti riesco a ritrovare, tra le decine e decine di cuffie che nuotano in piscina.
Mi chiedo se ti piace nuotare.
Noti che ti guardo sorridendo, che in qualche modo ti coinvolgo nell’uso dello spazio delle due bimbe che sono con me, e questo ti permette di aprirti.
Ci presentiamo, mi racconti qualcosa in piu di te, di quanti anni hai, dove abiti e di come va a scuola.
Cerco di assumere una postura che ti metta a tuo agio, non voglio certo sembrarti invadente, e forse tu lo cogli, e mi regali un sorriso aperto, sincero. Non ti sto coinvolgendo per chissà quale pensiero compassionevole, ti coinvolgo perchè ti trovo una ragazzina in gamba, e desti la mia curiosità.

Curiosità che porta al voler conoscere qualcuno… non è forse questa la spinta che fa nascere molte relazioni tra persone?

Mi dici che ci vedremo dopo, perchè tu vai in una vasca diversa da quella dei piccoli, e che oggi non hai molta voglia di nuotare. Ma una volta ridiscesa, mi confidi che ti sei rilassata e ne è valsa la pena di essere venuta in piscina, anche se stanca.
Il mercoledì non ho fretta, nessun lavoro pomeridiano, nessuna corsa nel rientrare a casa. Mi piace vedere l’autonomia di Emma ed Ambra nel gestirsi da sole, dando loro il giusto tempo per fare le cose.
Siamo rimasti quasi soltanto noi quattro in spogliatoio, ed Emma e Ambra ti osservano. Non penso nemmeno per un istante che notino qualcosa di diverso in te, so bene cosa stanno guardando. E’ il tuo seno acerbo a muovere la loro curiosità, anche perchè tu non lo nascondi: giustamente siamo in uno spogliatoio femminile.
Spiego loro che il seno che stanno osservando è di una ragazzina, il loro non è ancora sviluppato perchè più giovani di età, ma che fra qualche anno anche a loro crescerà e dovranno indossare un reggiseno, proprio come ogni donna. Loro continuano a vestirsi, silenziose, e mi chiedo quali pensieri stanno nascendo, in quel loro silenzio. Non le interrompo, e osservo il loro lanciare sguardi verso quella fonte di curiosità.

Una volta uscite per asciugare i capelli, arriva la tua mamma.
Noto subito che è infastidita. Forse sei in ritardo, forse non hai sistemato al meglio i calzini, forse non ha avuto lei una buona giornata.
Le sento pronunciare parole taglienti, su cosa non hai fatto, su come ti sei rivestita, sulle scarpe che indossi. Un po’ ti strattona, a voce bassa ti dice cosa fare, perchè così non va bene. Ti sospinge sotto al getto d’aria, mani frettolose spostano i tanti capelli perchè si asciughino in fretta. Ancora parole fredde, ancora giudizi negativi.
Mi ascolto, e sento il mio dolore nel vedere la scena. Sì perchè io ne ho vista tanta di autonomia in quello spogliatoio, ho visto una ragazzina delicata, fragile, ma consapevole di sé, che entra da sola e se ne esce da sola.
Ma non voglio giudicare quella mamma, non conosco nulla di lei, anzi, di loro.
Noto che anche una nonna sta osservando la scena, e il mio disagio cresce.
Alla frase “tutti ti stanno guardando” respiro a fondo, e mi volto.

Occhi che guardano tua figlia o stanno guardando te mamma?

Faccio due passi verso l’angolo della stanza per allontanarmi, per non continuare a sentire… con le orecchie ma soprattutto con il cuore.
Vorrei andare da lei, e complimentarmi per l’autonomia di quella ragazzina, quasi a dire “sa che sua figlia è in gamba“, ma ancora una volta mi ascolto.
Chi sono io per giudicare inadeguato il comportamento di una madre?
E’ vero, non è evolutivo esprimere commenti negativi che investono la persona. Meglio focalizzarsi sul comportamento sbagliato, magari evitando i consueti “mai e sempre”, che appesantisono ancora di più il commento. Questo si dovrebbe fare per far comprendere l’errore e portare al cambiamento.
Ma non so nulla di voi.
Non so il peso quotidiano che sostenete, entrambe, non so se siete sole. Non so quale passato, quale storia, quali tracce vi hanno portate ad essere quello che siete oggi.
Non so se dietro c’è un reale e prolungato dolore che merita di essere curato da persone competenti.
Respiro, mi volto e mi avvicino alle bimbe che sono pronte per uscire.
Ci pensa Ambra a salutarti per prima, io ti sorrido e strizzo un occhio.
Freno ogni pensiero e ripesco nella mente questo aforisma.

Non possiamo mai giudicare le vite degli altri, perché ogni persona conosce solo il suo dolore e le sue rinunce. Una cosa è sentire di essere sul giusto cammino, ma un’altra è pensare che il tuo sia l’unico cammino.
(Paulo Coelho)

Appunto. Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre. (Platone)