Giornata uggiosa al mare, un gran vento e pure freddo.
Decido di andare al bellissimo parco Hemingway di Lignano Pineta, solo con Emma perchè Tommaso temo stia covando febbre e decide di andare a riposarsi a letto.
Con mia grande emozione vedo che hanno reinstallato la funicolare con carrucola, e subito ci dirigiamo lì.
Valuto un po’ stabilità della costruzione e pendenze, perchè la stessa costruzione era stata smontata proprio a causa di un incidente capitato ad un bambino.
Mi fido della mia valutazione (qui ci starebbe una faccina stupita) e soprattutto mi fido di Emma, che si avvicina convinta ad afferrare il sellino nero.
Le spiego come tenersi aggrappata con le braccia, come serrare i piedi per non cadere, e via, la lancio, limitandomi un po’ nella spinta.
Quando arriva alla fine della corsa, dove c’è quella specie di “rinculo” mi si stringe un po’ lo stomaco, anche perchè non è che stesse andando proprio piano.
Lei molla la “presa di chiappa”, ma fortunatamente non quella delle mani, e rimane appesa come un salametto per qualche metro, per poi staccarsi e ridere a crepapelle… anche se un momento prima l’espressione non era tanto di gioia.
Faccio per avvicinarmi a lei, per aiutarla a riportare la carrucola al bambino dopo di noi, ma mi fermo.
Perchè dovrei aiutarla?
Perchè la carrucola è pesante, lenta, il terreno sottostante è sabbioso e si fatica a procedere.
Ma decido di restare ferma.
Sfodero per lei il sorriso più fiducioso che ho in tasca, e attendo.
Lei mi guarda, guarda la carrucola, la prova a tirare, non viene, allora si mette dietro, la spinge, ma la corsa del cavo è troppo corta, ci si rimette davanti, tira, e comprende che tirandola correndo il movimento diviene più fluido.
Ecco. Compreso.

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Chapeau Emma.
Alla tua perseveranza, al tuo vagliare le varie strategie, al tuo riportare il cavo nel posto più alto affinchè il bambino di turno lo possa riprendere, al tuo andare dietro la fila e rispettare il tuo turno, ai tuoi 16 giri successivi fatti in totale autonomia.
Li ho visti gli sguardi degli altri genitori. Ho visto anche sopracciglia aggrottate, e ho interpretato stupore nelle loro espressioni.
Perchè davanti a loro c’era semplicemente una bimba di 6 anni e mezzo che voleva giocare e sentirsi capace in quel gioco.

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“Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco” diceva Confucio…

E di sicuro anche i genitori di questi bambini e atleti con disabilità avevano a mente questo profondo insegnamento, mentre li aiutavano a crescere.

Gustatevi questo spettacolare trailer…

Io, ancora ridendo per la buffa espressione di Emma catturata mentre scendeva dallo scivolo super veloce, vado a dare il bacio della buona notte a Tommaso… che oramai mi sa dormirà fino a domattina!

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